Timori per il turismo. Federalberghi attacca: «Non è la soluzione, e aggraverebbe la situazione del lago che in estate vede già un calo di volume».
«Giù le mani dal lago di Garda» afferma il presidente di Federalberghi Garda Veneto, Ivan De Beni, riguardo all’ipotesi avanzata dal segretario generale dell’Autorità di Bacino del Po, Meuccio Berselli, di prelevare acqua dal lago per aiutare il Po in una sorta di «Sos solidale».
«La crisi idrica non ha conseguenze solo per il comparto agricolo, ma anche per quello turistico del Garda Veneto, che è una parte economica importante a livello regionale quale seconda destinazione turistica dopo Venezia – attacca De Beni -. Dopo due anni di pandemia, il 2022 rappresenta per noi la stagione della ripresa. Sia come operatori che come residenti siamo stufi che il lago venga utilizzato solo nei momenti di emergenza per risolvere i problemi. Secondo gli esperti, poi, svuotare il lago per aiutare il Po sarebbe una mossa non risolutiva per il fiume e andrebbe ad aggravare la situazione del lago, che già naturalmente durante i mesi estivi vede un calo del suo volume».
Gli albergatori, dunque, si allineano a quanto espresso dalla Comunità del Garda e dal Consorzio del Mincio: «pescare» metri cubi d’acqua dal Garda per sopperire a i bassi livelli idrici del fiume Po non rappresenta la soluzione, ma anzi un’ulteriore destabilizzazione. «Più di una volta il lago di Garda ha accolto quantitativi ingenti di acqua e altro materiale in arrivo dall’Adige, salvando l’intera città di Verona – prosegue De Beni – però questo non ha giovato al suo ecosistema. Abbiamo visto che già diversi media stranieri stanno già diffondendo notizie allarmanti circa la mancanza di acqua nel lago, tale da rendere meno appetibile il Garda come meta per le proprie vacanze. Il Benaco è scelto da tutta Europa e dal mondo per la balneazione, per gli sport acquatici e per la navigazione. Livelli sempre più bassi del bacino – conclude -significherebbero un forte condizionamento, se non la sospensione di queste attività, come anche la compromissione delle attività dei pescatori».