Di Katia Ferraro
Strutture ricettive in rivolta contro Booking.com, la più diffusa e utilizzata agenzia di viaggi online (Ota l’acronimo inglese: Online travel agency) a livello europeo. Da strumento utile per ottenere maggiore visibilità e intercettare nuovi clienti in internet, negli anni Booking è cresciuto fino a monopolizzare il mercato andando anche contro il principio della libera concorrenza. Questa l’accusa mossa al colosso olandese dal comparto ricettivo italiano ed europeo, che anche nel Veronese si sta mobilitando per promuovere un’azione legale collettiva con cui chiedere un risarcimento e recuperare una parte significativa delle commissioni pagate alla piattaforma di intermediazione e prenotazione nell’arco di vent’anni, dal 2004 al 2024, oltre agli interessi.
La sentenza europea
Il periodo considerato arriva allo scorso anno perché fa riferimento alla sentenza della Corte di giustizia europea del 19 settembre 2024, con cui è stato stabilito che le clausole di parità tariffaria (parity rate) imposte dalla piattaforma violavano il diritto della concorrenza dell’Unione europea. Negli ultimi venti anni, spiega Federalberghi nazionale in una nota, queste clausole hanno messo gli hotel italiani in una posizione di svantaggio competitivo, impedendo la concorrenza sui prezzi tra Booking.com e altre piattaforme online, gonfiando così le commissioni pagate. Non solo: tali clausole avrebbero anche limitato l’autonomia delle strutture nell’offrire prezzi o disponibilità migliori se contattate direttamente senza l’intermediazione della piattaforma. Anche Federalberghi Verona e Federalberghi Garda Veneto hanno avviato una campagna per far conoscere ai propri associati la possibilità di aderire all’azione legale, promossa da Federalberghi nazionale assieme a Hotrec (associazione europea dell’ospitalità) e alle associazioni nazionali degli albergatori di altri 25 Paesi europei. «È un’opportunità per difendere i propri diritti, recuperare le perdite e sostenere un mercato online più equo», ha affermato Maurizio Russo, presidente di Federalberghi Confcommercio Verona. Dello stesso parere Ivan De Beni, omologo della sezione Garda Veneto: «All’inizio Booking era una semplice intermediazione per avvicinare il cliente alla struttura, con il tempo ha però sempre di più invaso il mercato condizionandolo e imponendo agli albergatori il comportamento da tenere. Molte volte è Booking stesso a determinare le tariffe, ma l’aspetto peggiore è che fino alla sentenza non abbiamo avuto potere contrattuale con le altre Ota» come ad esempio Expedia, Airbnb, Trivago. Già prima del 2024 c’erano poi strutture che applicavano prezzi più bassi sul proprio sito «ma lo facevano rischiando di essere chiamate in causa per non aver rispettato il contratto», precisa De Beni. Oppure, come rilevato l’Agcom nel 2022, se all’esito del monitoraggio capillare e sofisticato operato Booking fossero stati trovati prezzi migliori su altri siti, l’offerta veniva allineata applicando uno sconto senza il consenso delle strutture.
Il problema
«Il principio fondante è che queste clausole sono contro il principio della libera concorrenza», rimarca De Beni, «da anni lo denunciamo come sistema Federalberghi, anche tramite le associazioni dei consumatori. Vedremo come andrà a finire, l’11 giugno ci sarà il direttivo nazionale a Roma e raccoglieremo le adesioni per fare massa critica e partecipare a questa azione. Non lo facciamo perché siamo ingordi, ma perché il mercato si è ammalato di queste strategie fatte in modo da ottenere il monopolio». Giovanni Lonardelli, presidente degli albergatori di Bardolino, sottolinea un altro aspetto considerato ingiusto: «Noi paghiamo a Booking una commissione che a seconda dei mercati varia dal 15 al 20 per cento del prezzo totale della camera, cioè sul lordo compreso di Iva e non sul netto che l’albergo incassa».
L’invito
Al di là della battaglia legale, l’invito ai potenziali clienti è di prenotare le vacanze contattando direttamente le strutture ricettive senza passare per le cosiddette Ota: «Tanti pensano di risparmiare usandole», conclude De Beni, «la realtà è che se vengono da noi direttamente abbiamo la possibilità di offrire condizioni più vantaggiose».
L’Arena, 6 giugno 2025, p. 25 –> CLICCA SULL’IMMAGINE PER LEGGERE L’ARTICOLO