Le associazioni di albergatori di tutte e tre le sponde intervengono sulle condizioni del Benaco. Alleanza in vista della nuova stagione estiva. De Beni: «Il nostro non è tra i bacini a rischio idrico Lontani dalla situazione difficile dei mesi scorsi Evitare danni di immagine per il nostro territorio».
Da un lato l’imperativo giornalistico di informare, che si traduce anche nel raccontare la siccità e i suoi effetti nell’alveo del fenomeno più ampio del cambiamento climatico. Dall’altro, in questo caso, le possibili ripercussioni sul mondo turistico, con il timore che la sovraesposizione mediatica del Garda possa spaventare i turisti e spingerli a scegliere altri lidi. Timore esplicitato ieri dalle associazioni di categoria Federalberghi Garda Veneto, Federalberghi Brescia e Associazione albergatori e imprese turistiche della Provincia di Trento, che hanno invocato «un netto cambio di rotta nella comunicazione della situazione idrica sul lago di Garda per evitare fake news, inutili allarmismi e, soprattutto, un notevole danno di immagine per tutta la destinazione».Risale alla scorsa estate un esempio di fake news, o quantomeno di informazione distorta circolata in Germania attraverso uno dei suoi più importanti quotidiani che ha titolato così: «L’Italia avverte: non tuffatevi nel lago di Garda, c’è troppa poca acqua dentro». Una notizia travisata partendo probabilmente dalle raccomandazioni che circolavano sulla necessità di evitare tuffi dai pontili, visto che l’effetto dei livelli bassi si percepisce lungo la costa (problema sottolineato anche nel Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di fine marzo, presieduto dal prefetto Donato Cafagna, all’esito del quale con i Comuni gardesani sono stati concordati un’ordinanza unitaria e cartelli informativi per vietare tuffi dai pontili). Al netto delle preoccupazioni per il comparto agricolo che utilizza l’acqua del lago per l’irrigazione, delle accortezze necessarie alla navigazione sotto costa e delle immagini suggestive di alcuni affioramenti, il lago è tutt’altro che in secca. Ha una profondità massima di 346 metri e la misura del livello, che ieri sfiorava i 50 centimetri sullo zero idrometrico di Peschiera, dà solo un’indicazione della disponibilità d’acqua per fini irrigui. «Come associazioni di categoria che rappresentano più di 1.200 strutture alberghiere sparse su tutto il lago di Garda, per un totale di oltre 50mila posti letto, un fatturato vicino al miliardo di euro e un indotto pressoché incalcolabile, siamo consapevoli che il problema esiste e ne sono informati la politica e gli organi preposti, ma la sua narrazione va cambiata e ridimensionata», si legge in una nota congiunta. «Innanzitutto», proseguono, «la questione non è solo nostra: secondo l’European State of the Climate 2022 fornito dal servizio di osservazione della Terra dell’Ue, l’Europa si è riscaldata più velocemente di qualsiasi altro continente negli ultimi decenni, con temperature in aumento al doppio della media globale. Durante la stagione calda il 73% dei laghi ha visto temperature costantemente sopra la media, in particolare in Spagna». E ancora: «La mancanza di precipitazioni durante il 2022 ha contribuito indubbiamente a creare condizioni di sofferenza (l’anno nel suo complesso è stato più secco del 10% rispetto alla media), tuttavia le anomalie più rilevanti sono state registrate in Germania, Spagna e Regno Unito». L’impegno, sottolineano le associazioni, va focalizzato sulla sensibilizzazione. Federalberghi Garda Veneto lo ha fatto con la campagna «Together Lake Garda», oggi condivisa dai colleghi bresciani e trentini, che fornisce alle strutture associate un vademecum per sviluppare forme concrete di riduzione dello spreco oltre a semplici prontuari da esporre nelle hall e nelle camere con consigli e suggerimenti agli ospiti per risparmiare energia elettrica e acqua. «Il Garda non è ancora tra i bacini lacuali a rischio idrico», rimarca Ivan De Beni, presidente di Federalberghi Garda Veneto, «questo non ci deve far cessare di tenerlo monitorato, ma siamo ben lontani dai toni allarmistici di questi ultimi mesi. Gridare a un Benaco in secca e postare foto degli scogli affiorati», prosegue il presidente di Federalberghi, «non fa che generare un danno all’immagine e alla promozione di una destinazione che negli ultimi anni è sempre stata al top di classifica, con 25 milioni di presenze l’anno. Tanto più che altri Paesi europei come la Francia e la Spagna stanno vivendo le stesse condizioni climatiche, ma senza questa enfatizzazione».
L’Arena, 23 aprile 2023, p. 14
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